GAY PRIDE: PERCHE’ NO ? Ogni persona ha il diritto assoluto di rivendicare le proprie libertà individuali, in maniera democratica e civile. Fin da piccoli ci hanno insegnato a farlo senza mai ledere o offendere il prossimo. Perché, altrimenti, credendo di rivendicare un proprio diritto si ottiene l’unico risultato di essere contro qualcosa o qualcuno, diventando così poco credibili e ottenendo l’esatto effetto opposto.
Il nostro Paese ha vissuto anni intensi di confronti e di manifestazioni per chiedere maggiori diritti, perché quest’ultimi sono qualcosa di serio, perché ci sono persone che ancora oggi in molti Paesi, dove vigono dittature silenti, perdono la vita per un’ideale.
Per queste ragioni non condivido il concetto che il gay pride possa essere visto come il mezzo per rivendicare dei diritti. Non è attraverso l’ostentazione, la volgarità, l’insulto verso chi la pensa diversamente, che si possono rivendicare diritti e libertà.
Non è accanendosi contro i simboli cristiani, offendendo la statua di Maria Vergine o Gesù stesso, che si può affermare di manifestare per qualcosa. No, mi dispiace: non è cercando di fare passare quello che è, ovvero una “carnevalata”, per un “summit” sulle libertà individuali, che si lotta sul serio per i diritti.
Comprendo il palpabile imbarazzo di quegli omosessuali, che credono seriamente nelle libertà individuali e che assistono all’estremizzazione, tra piume e oscenità varie, del concetto stesso di omosessualità. Estremizzazione e politicizzazione di un tema che ridicolizza anche chi prende le distanze da una kermesse che ghettizza chi dovrebbe tutelare.
I fatti di Cremona e le immagini che abbiamo visto insultano anche le persone perbene che davvero credono nei diritti e nelle libertà umane e che fortunatamente non prendono parte al gay pride perché non vogliono essere strumentalizzati o politicizzati dalla sinistra.
Diritti che, peraltro, sono già ampiamente rispettati nel nostro paese. Prova ne è il naufragio annunciato del DDl Zan, altamente divisivo, che inneggiava più alla censura che non ai diritti. La convivenza civile tra persone non passa dal gay pride ma dal rispetto reciproco che manca in manifestazioni come queste.
Per questo ritengo inopportuna la presenza delle istituzioni a una manifestazione estremista che divide e non unisce, che insulta, provoca e non ha nulla a che vedere con i diritti umani. Per questo ho votato convintamente contro a una mozione in consiglio regionale assolutamente provocatoria e fuori luogo sulla presenza delle istituzioni lombarde al gay pride del prossimo luglio.

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