ASTERISCHI AL POSTO DEL GENERE? GIU’ LE MANI DAI NOSTRI RAGAZZI
Ma siamo certi che i nostri ragazzi e ragazze per scoprire chi sono, per individuare la propria strada e inseguire i propri sogni abbiano bisogno di essere vittime degli stessi adulti che utilizzano (impropriamente) un asterisco come impugnassero una bacchetta magica? No.
Assolutamente no. Una trovata, quella messa in atto dal liceo Classico Cavour di Torino che nulla ha a che fare con il sostenere gli studenti in un momento difficile, dopo i mesi vissuti a distanza, dove c’è la necessità di riprendere la propria socialità.
Non più studente o studentessa ma “student*”. Una forzatura ideologica, oltre che una storpiatura della lingua italiana. Una presa di posizione che non tutela affatto i nostri ragazzi ma annienta la loro identità, il loro essere una persona, maschio o femmina, proiettandoli in una non ben definita zona che li omologa tutti.
Non un’iniziativa a favore della libertà ma, al contrario, che annienta le differenze che contraddistinguono ogni persona. Una battaglia prettamente ideologica che non aiuta i nostri giovani. Gli insegnati, invece di agire secondo il proprio credo personale e politico, dovrebbero educare i ragazzi alla pacifica convivenza, al rispetto verso gli altri.
Dovrebbero insegnare ai propri studenti ad accettare le proprie fragilità, senza etichette sottoforma di asterischi, facendo sbocciare in loro le singole affinità, le loro passioni, rendendoli Uomini e Donne proiettati verso il futuro. Ciascuno con la propria identità.